I peccatori

Dio ama  i peccatori, cioè i pubblicani,  le prostitute, i ribelli, i diseredati.

Li ama per due motivi.

Perché soffrono più degli altri.

E perché hanno più bisogno di Lui.

Basti pensare alla pecorella smarrita. Il pastore lascia tutte le altre 99 e va con l’unica smarrita, confusa, perduta.
Basti pensare al figlio prodigo. Il padre lascia tutto, lasica il fratello buono, bravo e rispettoso e va da quello degenerato, peccatore, drogato e scapestrato.
Queste persone, ascoltando la predicazione di Gesù si pentono e cambiato vita.

Ma quello che Gesù dice nel vangelo di oggi  non significa che Dio non ama quelli che lo seguono più fedelmente. Ma quelli hanno già trovato la loro strada.
E non significa neanche assecondare chi ragiona dicendo: “tanto, quelli che vanno in chiesa sono peggio di noi”.

Significa solo che Dio ama anche chi ha più bisogno di lui, chi è più sfortunato.
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Nei momenti difficili

Nei momenti difficili ci sentiamo smarriti, soli, abbandonati.
Non è facile, in quei momenti, accogliere il concetto di Dio amico.
Le difficolta ci demoralizzano e ci fanno perdere fiducia.

Giovanni battista, finito in carcere, ebbe dei dubbi su Gesù e mandò a dirgli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Mt 11,2-11
Vuole essere confortato, rassicurato.

Gesù poteva mandare un angelo a liberarlo facendo cadere le mura della prigione. Ma la rivoluzione di Dio è con la pace non con la spada, con l’amore non con la forza.
“Misericordia io voglio, il perdono”.
“Beati i poveri, gli umili, i perseguitati, chi subisce ingiustizia.
No all’egoismo, alla pretese, sì all’altruismo e al perdono.

Se ci chiudiamo sui nostri desideri individuali senza pensare agli altri perdiamo una parte di noi.
Perdiamo una parte di felicità, la parte più grande, la.gioia più profonda. E ci resta solo la corteccia.

Si ha più gioia nel dare che nel ricevere.
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Cristiani tristi

Siamo sempre pronti a criticare, a lanciare accuse agli altri, a dire questo non va bene, questo non si fa, io avrei fatto meglio…

Siamo come bambini che hanno paura di gioire, ma hanno paura anche di piangere, paura di tutto, che chiedono conferme per tutto.
Proprio come i cristiani che criticano sempre.

Criticano perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo, criticano sempre gli altri e mai se stessi.

Questo è triste.
Sono cristiani tristi.

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Stanchi e oppressi

La vita, a differenza del paradiso, è costellata di sofferenze come sconfitte, umiliazioni, perdite, delusioni, malattie, guerre, morti…

Nessuno può evitare che questo accada.

In questi casi Dio non è uno che fa le magie e impedisce tutto ciò, e anche se, quando si prega con fede e perseveranza, molte cose ce le risparmia, non ci sono garanzie che tutto questo non accada.

La vita ci rende stanchi e oppressi. Mt 11,28

Dio non fa sparire i problemi della vita, ma viene a guarire la paura e l’angoscia che questi problemi portano nel nostro cuore.
Non toglie i pesi della vita, ma li rende leggeri.
Non fa sparire la croce, ma ci aiuta a portarla, anzi a volte la porta lui per noi.

Basta affidarsi a lui e fidarsi di lui, con la preghiera, con il perdono degli altri, sostenendo le persone che incontriamo sulla nostra strada, mettendo gli altri prima di noi. Tutto il resto verrà da sé.
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Verso il più fragile

È 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼𝘀𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮𝗯𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗮𝘁𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗰𝗮𝗿𝘁𝗮𝘁𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗳𝗿𝗮𝗴𝗶𝗹𝗲…
Neppure novantanove pecore possono fermare il pastore dall’andare a cercarla e tenerlo chiuso nell’ovile.

È
𝗶𝗹 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗯𝗼𝗹𝗲, 𝗶𝗹 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗳𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗮𝘁𝗼, 𝗶𝗹 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗽𝗶𝗰𝗰𝗼𝗹𝗼, 𝗶𝗹 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗽𝗼𝘃𝗲𝗿𝗼.

Neppure le critiche di un figlio buono possono fermare il Padre dal cercare il figlio prodigo.

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Gli occhi chiusi

L’uomo progredisce nella conoscenza, nella cultura, nelle scienze, nella tecnologia, con una scala sociale sempre più complessa, incrementando il benessere economico, magari a scapito delle popolazioni più povere, per farsi una casa, per comprare sempre di più e avere sempre di più.

Ma resta povero, chiuso in se stesso. Gli manca un altro tipo di conoscenza, quella che viene dal cuore, quella dell’amore.
Assomiglia a un falegname sprovveduto che costruisce un mobile senza i suoi attrezzi, a un astrologo che pretende di scrutare il cielo senza telescopio.
L’uomo conta più sull’uomo che su Dio, più sulla conoscenza che sull’amore. E per questo il mondo va male, perché sfratta Dio e l’amore dal suo cuore, dalla sua organizzazione sociale, politica, economica.

Allora come oggi, qualunque prodigio avesse compiuto Gesù, loro l’avrebbero visto sempre come il figlio del falegname e i loro occhi non si sarebbero comunque aperti. Abbiamo ancora gli occhi chiusi.
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Tornare a vedere

Spesso ci sentiamo persi, confusi, ci ritroviamo al buio, soli e abbandonati.
E allora cosa facciamo in quei momenti?
Abbiamo due possibilità.
Arrenderci o sorreggerci l’un l’altro.

Due ciechi lo seguivano” dice il vangelo di oggi. Mt 9, 27-31
Come riuscivano ad andare dietro a Gesù senza vedere?
Si sorreggevano l’uno all’altro. Ma a volte neanche questo basta.

Non erano guidati dalla vista, ma dalla speranza.
E’ la speranza che ci dà la forza necessaria nei momenti bui.
E’ l’unica possibilità quanto brancoliamo nel buio del dolore.
Dobbiamo farci guidare dalla speranza nell’amore di Dio per trovare la luce che ci faccia vedere di nuovo.

Le tempeste della vita

Tutti abbiamo momenti difficili nella vita. Non c’è modo di evitarlo.
La vita è meravigliosa ma è fatta di scelte, difficili, e di tempeste da superare.

Per quanto una persona possa trascorrere una vita felice avrà comunque momenti di sconforto.
Il cielo sereno c’è sempre dopo una tempesta.

Spesso i nostri buoni propositi si infrangono alla prima tempesta davanti agli scogli dell’evidenza.

Questo accade quando fondiamo la vita su valori umani, su interessi, su obiettivi effimeri, su avvenenza, salute, ricchezza… ignorando le esigenze dello spirito.
Quando, insomma, non ci sono fondamenta solide. E’ allora che le tempeste della vita ci spazzano via.

Supremazia dell’altro

Subito lasciarono le reti e lo seguirono. Mt 4,12-23
Abbandonando il loro lavoro di pescatori senza esitazione, Pietro e Andrea si scrollarono di dosso l’egoismo, l’opportunismo personale.
Anche noi dobbiamo avere il coraggio di combattere contro la nostra corruzione interiore, l’opportunismo, il vantaggio peraonale, atteggiamenti che sono del diavolo.

Dobbiamo sostituire la supremazia sociale del successo a tutti i costi, di cercare il potere a scapito dei più deboli di avere la sete di ricchezze e di cercare il piacere a qualsiasi prezzo.
E dobbiamo fare rinascere in noi la supremazia del prossimo, dell’altro, del fratello.

I piccoli

Siamo stati scelti per amore e questa è la nostra identità.

Noi diciamo spesso: “IO ho scelto questa religione, IO ho scelto di fare questo cammino, ecc…”.
No, tu non hai scelto proprio niente.

E’ Lui che ha scelto te, ti ha chiamato e si è legato. E questa è la nostra fede.
Se noi non crediamo questo non abbiamo capito nulla, non abbiamo capito il messaggio di Cristo, non capiamo il Vangelo.

La verità è che Lui si è innamorato della nostra piccolezza e per questo ci ha scelti. E Lui sceglie i piccoli: non i grandi, i piccoli.
Se tu vuoi capire qualcosa del mistero di Gesù, abbassati, fatti piccolo, riconosci di essere nulla.
Riconoscilo in te stesso.

I grandi non li chiama? Il suo cuore è aperto, ma la voce i grandi non riescono a sentirla perché sono pieni di se stessi.
Per ascoltare la voce del Signore, bisogna farsi piccoli.

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