La felicità

Dio è un gruppo.

Nella chiesa d’Oriente Dio è rappresentato con tre giovani che danzano.

La bellezza salverà il mondo (Dostoevskij).
Tu sei Bellezza (San Francesco).

Chi vede Dio muore, per la sua bellezza.
Per il momento non siete capaci di portarne il peso, la sua gloria la sua bellezza, dice Gesù all’ultima cena.
“Ma cos’è mai l’uomo che te ne ricordi e te ne curi?”.
Dio ha creato l’uomo a sua immagine.
Fin dove si spinge l’amore di Dio per me?
E’ un un amore esagerato.

E noi?

La felicità dell’uomo non è stare bene o male, essere ricchi o poveri. È essere amati o no.

E’ una sorta di deificazione, vivremo da Dio per l’eternità.
Ci prende tutti come figli adottivi.

La cultura dell’effimero

La cultura dell’effimero, dell’apparire ci sovrasta.
La mondanità è la quotidianità del vivere moderno ci circondano.
La superficialità è l’idolo da seguire, cambiare a seconda delle mode, di come tira il vento, in base alle circostanze.
Quello che conta cambia in base a come cambia la società e non in base ai valori, che, anch’essi, cambiano in base alle circostanze sociali.

Questa è, lo si voglia o no, la cultura prevalente nella società moderna.

E’ per questo motivo che chi prova a discostarsi dalla mondanità, dalla normalità, dalla modernità, rischia l’emarginazione, l’aggressione, l’indifferenza, il rigetto.

“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”. Gv 15, 18-21

Un regalo che non meritiamo

C’è la vita.

E poi c’è la morte.

E poi c’è la vita che non finisce mai. eterna.

Questo dobbiamo ripetere nei momenti più difficili di questa nostra vita.  Questa certezza è vita.

Questa certezza e un dono di Dio.

Questa certezza si conquista con la speranza. Ma la speranza non è umana, la speranza arriva da Dio. Non si ottiene con le nostre forze, ma è un dono.

La buona notizia è che è un dono gratuito. è un dono che  non meritiamo, ma che ci viene dato lo stesso.

La pecora smarrita

Sono amato?
Da chi?
Dio mi ama?

Sono domande che ognuno di noi si fa. La risposta è forte e chiara.

L’amore di Dio è con tutto il cuore, che non significa letteralmente, ma di più. La storia della pecora, è la storia di ognuno di noi.
Tutte le persone che si sentono perdute, ferite, Dio le cerca, le soccorre, le cura dalle malattie, come quelle dell’orgoglio. Malattia che muore dopo tre ore dalla morte.
La gioia di Dio è cercare gli smarriti.
Tutti siamo come la pecora del vangelo.  Lc 15,1-10
Siamo perduti, a volte smarriti. Se non prendiamo coscienza dei nostri peccati , di essere smarriti, non verrà a cercarci nessuno.

Poi però  bisogna lasciarci trovare. Quando viviamo male, quando pecchiamo, non dobbiamo fuggire, negare la realtà, nascondere, essere orgogliosi.
Dobbiamo aprirci, affidarci, come un bimbo in braccio a sua madre, farci ritrovare, come la pecora smarrita sulla montagna, affamata, spaventata. Ma si fa ritrovare e riportare all’ovile dal buon pastore.

Dio non ha rancore.
Mentre eravamo ancora peccatori, Dio è morto per noi.
Mentre lo tradivamo, lui ci amava, di più, di più.

Noi non possiamo mai fare una cosa del genere, amare i nemici, porgere l’altra guancia, non giudicare, avere il cuore puro e vedere solo il bene degli altri.
Non possiamo farlo.
Ma è l’amore di Dio che ci cambia, l’amore di Dio che è stato riversato nel nostro cuore, tramite lo spirito Santo.
Non c’è altro modo per fare tutto questo.

Ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio.

La capacità di amare, o l’obbedienza, che  non è una forma di debolezza ma una forma di forza, di amore.

Il tempo per le nostre relazioni

Una volta Francesco, durante una crociata, arrivato a Spoleto ebbe un’apparizione del Signore:

Francesco, chi è meglio seguire, il servo o il Padrone?
“Meglio il Padrone!”.
E allora perché dunque ti affanni a cercare il servo invece del Padrone? Ritorna ad Assisi. Non è questa la tua vita”.

Se sacrifichiamo il tempo da dedicare agli altri e a noi stessi, il tempo per le nostre relazioni in nome del successo o del denaro, stiamo sbagliando tutto.
L’alibi del “faccio tutto” non regge. “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza“. Lc 16,13

Possiamo servirci delle ricchezze, ma mai essere schiavi delle ricchezze.

 

Affettività e amore

Posso andare almeno a seppellire mio padre? Lc 9,57-62
No.
C’è una cosa più grande.
C’è un padre che non muore mai.
Che ti ama sempre e comunque.

Lascia che io mi congedi dalla mia famiglia, che vada almeno a salutare!
No.

Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volta indietro è degno del regno di Dio.

Questa affettività che abbiamo dentro a volte può diventare un laccio che ci lega, che ci stringe il collo e non ci fa respirare.
Invece c’è una maniera per amare in un modo nuovo.

Gesù ha un nuovo modo di amare.
Ci lascia liberi di peccare amandoci lo stesso?

Chi farebbe di noi così con il proprio figlio? Ad esempio lasciarlo libero di drogarsi.

Ci lascia liberi e a volte siamo intrappolati dalle cose, dalle regole, dalle norme, dai social, dal cellulare. Il cellulare è il nostro braccialetto elettronico.
Ma ci lascia liberi lo stesso, amandoci lo stesso.

Invece il suo amore ci cambia, cambia il nostro modo di vivere da così a così.

Ma questo non vuol dire che è tutto facile. E’ difficile, ma ci cambia la vita.

Opportunità

E’ la pecora più debole, la più piccola, quella scartata, abbandonata, la più fragile.
Neppure novantanove pecore possono fermare il pastore dall’andare a cercarla e tenerlo chiuso nell’ovile.
Così è la vita.

Anche nella situazione più brutta Dio ci cerca, Dio vuole abbracciarci, ci aspetta.
La pecora smarrita viene cercata dal buon pastore, la pecora aveva un valore, ha un valore. Lc 15,1-10
Noi per Dio abbiamo un valore. Un grande valore. Il peggiore degli esseri umani, il più peccatore, il più insignificante, il più emarginato per Dio ha un valore inestimabile.

La storia di ognuno di noi è unica. Nella vita abbiamo avuto tante opportunità. Tante le abbiamo colte, altre le abbiamo sciupate. Molte opportunità le abbiamo perse. Se un altro avesse avuto le stesse opportunità che io mi sono fatto scappare dalle mani, oggi sarebbe un santo.
Quanti diseredati, soli, abbandonati, emarginati, dimenticati, maltrattati, rassegnati, sconfitti, poveri, perduti, perseguitati abbiamo incontrato nella nostra vita?
Quanti di loro abbiamo aiutato, sorretto, consolato, abbracciato, perdonato, sostenuto?
Sì potrebbe portare il nostro l’amore, il nostro abbraccio a tante persone, ma noi siamo qua, fermi, impegnati solo a fare buoni propositi.

Eppure siamo amati lo stesso.

Il peggiore di tutti

Gerico è la città più bassa del mondo, si trova 250 metri sotto il livello del mare.
Zaccheo è l’uomo più basso della città ed è l’uomo più “in” basso di tutti, il più peccatore dei pubblicani, il più becero, il peggiore.

Eppure…

Eppure Gesù lo chiama per nome, chiama proprio lui, tra tanti: “Zaccheo!”.

Per la prima volta questo uomo piccolo e cattivo si sente chiamare per nome, si sente guardato con amore e non con il solito disprezzo di tutti gli altri.

Siamo tutti un po’ Zaccheo, e quando lo siamo ora sappiamo che qualcuno ci ama, che ci ama lo stesso.

Il primo posto

Si cerca sempre di più il successo, essere ammirati dagli altri, avere considerazione.  Il mondo dei social ha enfatizzato questa tendenza che è presente in questa epoca in modo più intimo e quotidiano.  Siamo succubi della ricerca di apparenza,  della necessità di essere riconosciuti dagli altri.

In un mondo così, dove conta l’apparenza e vince la vanità, chi ha la forza di scegliere il paradosso dell’ultimo posto?

Nessuno.

Solo chi si sente già amato in modo assoluto può farlo.
I nostri atteggiamenti nascondono un grande vuoto d’amore.
Gesù viene a riempire proprio questo vuoto d’amore.

Un nome qualunque

Oggi si festeggia San Simone, uno dei dodici apostoli.
E’ uno dei dodici uomini da cui parte il cristianesimo che oggi conta due miliardi e mezzo di seguaci ed è la religione più seguita al mondo.

Eppure di lui non si sa nulla. Si sa solo che era nato a Cana e che era soprannominato lo Zelota. At 1,13

Gesù prima di scegliere i dodici si mette in preghiera per ore, come fa prima di ogni fatto o decisione importante, come ad esempio prima della crocifissione.

Poi torna tra loro e li sceglie chiamandoli per nome. E Simone lo chiama per penultimo, poco prima di Giuda Iscariota il traditore. Lc 6,12-19

Tutto questo per dire che il Signore ci sceglie chiamandoci per nome e non guarda quanto siamo popolari, quanto spicchiamo nel gruppo. Ci sceglie personalmente e per lui siamo tutti importanti, ci ama singolarmente, ci chiama personalmente ed è solo la chiamata che conta, non il resto.
A noi non serve far altro che rispondere.