La vedova stalker

Tutti  noi come la vedova della scrittura (Lc 18,1-8) abbiamo un avversario, che è in realtà una difficoltà, un problema, una sofferenza.
E siamo impotenti di fronte a questo. Poi abbiamo avversari dentro di noi: la rabbia, la gelosia, l’egoismo, l’invidia, la paura.

E allora gridiamo a Dio come la vedova al giudice: “fammi giustizia!”.
E’ una richiesta forte, straziante, accorata. Significa: “voglio vendetta!”.

La preghiera non è una ritualità, un’abitudine,  è un grido di dolore lanciato con tutta la forza. Per questo la vedova importunava il giudice, e lui se la ritrovava ovunque. Era come una stalker.

“Io vi dico che farà loro giustizia prontamente”, dice Gesù ai discepoli. Ma cosa significa “prontamente”. Verrebbe da pensare, quindi, che  pregando “insistentemente” Dio deve prontamente esaudirci. Ma non è questo il concetto. Anche Gesù disse al Padre “allontana da me questo calice”, prima della crocifissione e morte sulla croce.  Eppure Gesù morì. Quindi verrebbe da pensare che la sua preghiera non sia stata ascoltata. E invece sì perché è vero Gesù è morto, ma è risorto!

Pregare è fidarsi del Signore e la fede è un dono di Dio e passa attraverso la Chiesa, attraverso la Parola. Quindi quando ci ascolta ringraziamolo.
Quando non ci ascolta, ci darà cento volte di più di ciò che abbiamo chiesto.