In tempi di crisi

La guerra impazza, la minaccia dell’uso di dispositivi atomici è sempre più incombente, il prezzo di gas ed energia elettrica cresce e a ottobre chissà cosa accadrà, gli scontri in Iran crescono e in tutto il mondo si scende in piazza, i contagi covid risalgono, si gestiscono ancora ma chissà.

E’ un tempo inquietante, indecifrabile.

L’umanità impazzirà opporre comincerà a gridare la propria rabbia nelle strade.

Eppure è in tempo di crisi che chi sta meglio dovrebbe dare di più rispetto a quelli che stanno peggio, e non chiudersi in sé.

La prima lettura di oggi descrive bene questi scenari, ciclici nella storia dell’umanità:
“Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”. Gb 42,1-3

Anche ai tempi di Gesù le cose non andavano bene. Allora che cosa fanno i discepoli?
Si mettono a pregare e a chiedere a Gesù: “Aumenta la nostra fede!”. Lc 10,17-24

Allora Gesù spiega cosa fare con una parabola: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

Vuole dire che l’uomo di fede nei confronti di Dio è quello che si rimette completamente alla sua volontà, senza se e senza ma, senza calcoli o pretese.
Quello che si mette al servizio degli altri prima che pensare ai suoi interessi, alle sue convenienze, a salvarsi di fronte alla crisi.
Invece non si accorge che proprio questa è la strada per salvarsi: mettersi a servizio del prossimo.